Le Delusioni del 2018, 1: Fabio Aru
Prosegue la nostra analisi della stagione appena terminata. Dopo aver analizzato nel corso dell’ultima settimana le Sorprese del 2018, che hanno fatto seguito ai Migliori Momenti 2018, e che potrete adesso votare attraverso il sondaggio loro dedicato, è ora il turno delle 10 Delusioni del 2018. Attraverso questa rubrica verranno individuati i dieci corridori che più hanno deluso le attese di inizio stagione, facendo registrare un rendimento al di sotto delle loro possibilità. La classifica andrà a ritroso, risalendo giorno per giorno, fino ad arrivare a domenica, quando sveleremo il corridore più deludente dell’anno.
1. Fabio Aru
Non poteva che essere il sardo la più grande delusione del 2018. Approdato alla UAE Team Emirates lo scorso inverno al termine di una lunga e chiacchierata trattativa, il vincitore della Vuelta a España 2015 non è mai riuscito ad entrare in una condizione accettabile, che gli permettesse di lottare coi migliori e di riuscire a seguire il cambio di ritmo degli avversari. Al Giro d’Italia è sceso dalla bicicletta durante la 19ª tappa, quando ormai era già ampiamente fuori dai giochi, e anche alla Vuelta ha sempre corso di rimessa, chiudendo con un anonimo 23° posto. Alla fine, gli unici risultati incoraggianti sono stati il quarto posto nella tappa di Sarnano Sassotetto alla Tirreno-Adriatico e il sesto posto finale al Tour of the Alps, arrivati più col cuore che con le gambe. Difficile dire se il catastrofico 2018 sia stato la conseguenza di una preparazione invernale sbagliata oppure di altri fattori mai esternati, quel che è certo è che il Cavaliere dei Quattro Mori si sta già rimboccando le maniche per tornare al più presto ad essere il brillante scalatore che tutti conoscevamo.
2. Marcel Kittel
Il cambio di casacca per il tedesco è stato a dir poco traumatico. Il possente sprinter di Arnstadt non è riuscito a trovare il feeling con il proprio treno, chiudendo il 2018 con solamente due affermazioni alla Tirreno-Adriatico. Spesso si è trovato a cominciare una volata troppo indietro, dovendo prodigarsi in rimonte impossibili, che gli hanno portato solo qualche piazzamento. Decisamente troppo poco per quello che, fino ad un anno fa, veniva considerato il velocista principe all’interno del gruppo. Come se non bastasse, la mancanza di risultati, in particolare al Tour de France, ha portato anche ad una pesante discussione interna, diventata poi pubblica, con il suo DS Dmitrij Konyšev, che lo aveva definito “un egoista”. Ritornato il sereno in casa Katusha-Alpecin, Kittel è pronto a riprendersi la fiducia della sua squadra e degli addetti ai lavori, con la speranza di poter tornare ad essere il dominatore che era fino a qualche anno fa.
3. Warren Barguil
Il talento francese se lo aspettava sicuramente diverso il ritorno in patria. Dopo aver incantato nel 2017 con la Sunweb, il 27enne di Hennebont era approdato alla Fortuneo-Samsic con l’etichetta di nuovo asso del ciclismo francese, salvo poi essere respinto dalla strada. Non è mai riuscito a tornare nelle condizioni di forma che gli avevano permesso di vincere due tappe al Tour l’anno precedente, sebbene abbia sempre provato a mettersi in mostra con degli attacchi da lontano, senza tuttavia avere la risposta desiderata dalle sue gambe. La casella delle vittorie è rimasta quindi vuota, con un sesto posto al Giro di Germania come miglior piazzamento in classifica generale di una corsa a tappe e il terzo al GP di Vallonia nelle classiche. Che sia stato un problema di preparazione invernale oppure psicologico lo sa solo lui, quel che è certo è che è atteso ad un pronto riscatto nel 2019.
4. Louis Meintjes
Stagione disastrosa per il corridore sudafricano. Il passaggio Dimension Data doveva rappresentare il ritorno del figliol prodigo, ma tutto è andato per il verso sbagliato. Dopo due ottavi posti al Tour de France, aveva scelto un calendario diverso, puntando per la prima volta sul Giro per andare a caccia di un risultato più pesante in una corsa in cui ci si aspettava potesse anche avere un ruolo più attivo. Tutto invece è andato storto, con la condizione che non è assolutamente mai arrivata, vivendo un intero anno nell’ombra assoluta. Già considerato corridore poco appariscente, quest’anno non si è visto neanche negli ordini di arrivo, dove solitamente almeno riesce ad avere la sua ragione d’essere allontanando le critiche. Mai neanche nei primi 15 a Giro d’Italia e Vuelta a España, il suo miglior risultato è stato così un nono posto nella classifica generale alla Vuelta a Burgos…
5. Nairo Quintana
© SirottiPunta tutto sul Tour de France, ma viene respinto. La prima parte dell’anno è in funzione del grande obiettivo e i risultati sono in linea con le aspettative, con una gestione sempre molto oculata e ragionata dello sforzo. Alla Grande Boucle si presenta in quelle che sembrano condizioni ideali, ma con il passare dei giorni si capisce che qualcosa non va. Un sussulto di orgoglio a Saint-Lary-Soulan è solo illusione, perché nei giorni successivi perde ancora terreno, chiudendo mestamente in decima posizione, con tanti interrogativi per la mente. Dubbi e timori che permangono anche durante e dopo una Vuelta corsa in econonomia, nel corso della quale si scoglie con il passare dei giorni. Arriva così fino al Mondiale, nuovamente staccato quando la corsa si fa dura. Indubbiamente la sua peggior stagione in termini di risultati.
6. Rigoberto Uran
Lui stesso si dà un quattro. Sintomo chiaro di una stagione assolutamente lontana da quella auspicata. Reduce da un 2017 di altissimo livello, forse la migliore annata mai avuta, ripetersi non era certo semplice, ma (complice anche la sfortuna – va detto) il colombiano non è mai stato all’altezza. Costruisce la sua stagione in funzione del Tour de France, dal quale tuttavia deve ritirarsi per una caduta. Sembra aver recuperato con una discreta prova alla Clasica San Sebastian, ma la Vuelta conferma le sue difficoltà, correndo sempre un paio di gradini sotto ai migliori e al suo livello. Sembra in crescendo, ma anche al Mondiale le cose non vanno come sperato e i discreti piazzamenti nelle classiche di fine stagione non bastano, confermando anzi i rimpianti.
7. Ilnur Zakarin
Dopo il quinto posto al Giro d’Italia 2017 e il podio alla Vuelta a España 2017, il russo si presentava al Tour de France 2018 con legittime ambizioni di classifica. Lontano dalla condizione migliore fin dalle prime corse della stagione, non si è fatto notare ad Abu Dhabi Tour, Parigi Nizza e Giro dei Paesi Baschi, per poi chiudere decimo al Giro del Delfinato. Complice la sfortuna, ha presto rinunciato a battagliare con i migliori sulle salite della Grande Boucle, chiusa in nona posizione dopo numerose fughe (mai vincenti) per recuperare posizioni. Nonostante le sue qualità sulle asperità, è presto scivolato fuori classifica anche alla Vuelta a España, dove ha tentato invano di strappare un successo giornaliero che avrebbe salvato almeno in parte la sua stagione. Respinto dalla Spagna e dalle classiche successive, il suo bilancio del 2018 conta un preoccupante zero nella tabella delle vittorie, con il nono posto al Tour come miglior piazzamento nelle corse a tappe. Una netta involuzione per chi l’anno prima aveva chinato il capo solo davanti a Froome e Nibali alla Vuelta.
8. Edvald Boasson Hagen
Il talentuoso norvegese conclude un’altra stagione da eterno incompiuto. Da anni indicato come una delle mine vaganti nelle classiche, il corridore della Dimension Data ha vinto soltanto in patria, in una tappa del Tour des Fjords e nel campionato nazionale a cronometro. Decisamente poco per un atleta dalle sue qualità, dimostrate in sporadici sprazzi di lucidità entrando nell’azione vincente della Dwars Door Vlaanderen e sprintando con i migliori nell’ultima settimana del Tour de France, a Pau e Parigi. Il quarto posto nelle tre circostanze ha più l’amaro sapore dell’occasione mancata che il dolce gusto della reazione d’orgoglio, e il classe ’87 è rimasto nell’anonimato anche nel 2018. Dopo la Grande Boucle, ha partecipato a qualche classica di fine stagione timbrando il cartellino senza andare oltre a un decimo posto nel GP de Montréal. Troppo poco per uno come lui.
9. Sep Vanmarcke
Il secondo anno con la EF-Drapac del passista belga si è assestato sugli stessi livelli di quello precedente. Rispetto al 2017 si è comunque visto qualcosa di più interessante, anche se non ancora ai livelli del 2016. La campagna del Nord è stata di buon livello, con il gradino più basso del podio a Omloop Het Nieuwsblad e Dwars Door Vlaanderen, ma ci aspettava qualcosa di meglio al Giro delle Fiandre e, soprattutto, alla Parigi-Roubaix. Il sesto posto finale, a un minuto e mezzo da Sagan, è un risultato soltanto discreto per un corridore con le sue potenzialità e che ha ancora molte cartucce da sparare. Il resto della stagione è proseguita in modo anonimo, anche se la sua dedizione a Rigoberto Uran al Tour de France, tanto da sacrificare le ambizioni personali nella tappa di Roubaix, è stata encomiabile.
10. Diego Ulissi
Il talentuoso toscano della UAE Emirates sembrava essersi ormai assestato su alti livelli, ma quest’anno ha subito una battuta d’arresto. Anche il suo 2018 si è svolto quasi esclusivamente in corse WorldTour, quindi non era facile emergere con costanza, però è mancato un guizzo soprattutto nelle corse di un giorno. Il conto finale dei suoi successi stagionali si è infatti fermato ad un triste uno, fatto registrare il 13 giugno nella quinta tappa del Giro di Svizzera. Il centro della sua stagione erano le classiche delle Ardenne e quindi il Giro d’Italia, eventi nei quali non è mai riuscito a distinguersi entrando nella top ten di un ordine di arrivo. La seconda parte di stagione è andata leggermente meglio, con il successo in Svizzera ma un Campionato italiano del tutto deficitario seguito da alcune buone prestazioni nei GP canadesi e poi al Giro di Turchia. Di certo non abbastanza per un corridore nel pieno della maturità dal quale ci si aspettava ulteriori passi in avanti.
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